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July, 2009:

Accogliere per Essere Felici

Fra le migliaia di parole che ci travolgono ogni giorno ce ne sono poche che val la pena di leggere e rileggere, ma la lettura di testi cartacei è da sempre uno dei miei passatempi preferiti.
Nelle ultime settimane ho letto con interesse e partecipazione due libri molto diversi, L’anima e il suo destino di Vito Mancuso, e Conversazioni notturne a Gerusalemme, del Cardinal Carlo Maria Martini. Ma i due autori italiani cristiani che più amo e che nelle loro parole offrono il nutrimento più solido sono Enzo Bianchi e Silvano Fausti. Le loro pagine possono essere lette e rilette trovandoci sempre qualcosa di nuovo, sono dei veri maestri. Fausti, forse con una cerchia di lettori più interessata alla missione, è gesuita e biblista, ed ha una rubrica fissa sulle pagine della rivista missionaria dei Gesuiti, Popoli, che a volte mi serve di riflessione e preghiera per un mese intero. L’ultima che mi è capitato di leggere è di grande densità, praticità e semplicità, anche se magari le hanno messo un titolo troppo astratto e intellettuale. E’ cosi bella che ve la propongo nel link alla fine di questo post.

Ci sono momenti di sconforto. Le ore passate e scrivere per la Polizia i dettagli dei fatti che hanno sconvolto la vita di Koinonia, la ferita profonda lasciata dalle falsità e dal tradimento subito. Inoltre problemi e drammi non mancano mai. Ieri mattina, prima delle 5 ero alla Shalom House, prevedendo una lunga giornata di lavoro. Poco dopo arriva Max, il trentenne che gestisce il nostro piccolo programma di video. E’ sconvolto, i vestiti sporchi, senza scarpe, anche se questi sono tra i giorni più freddi dell’anno. Mi racconta che poco dopo mezzanotte stava tornando a casa, sulla sua vecchia auto, con Kevin, il nostro ragazzo che sta studiando scienze sociali all’università, e Jean Baptiste Mahama, quasi trentenne, rifugiato. Hanno cercato di sorpassare un camion, in città, ma l’autista non li ha visti e senza segnalare ha girato tagliando loro la strada. Sono usciti di strada, si sono capovolti. Max è illeso, Kevin ha una brutta ferita alla testa, ma all’ospedale non lo hanno voluto neanche visitare perché avevano insieme in tasca solo il corrispondente di sette euro. Mahama è morto sul colpo. Era rifugiato dal Ruanda. Ai tempi del genocidio il papà Hutu aveva cercato di proteggere la moglie Tutsi e i familiari della moglie. Invece moglie e parenti sono stati tutti uccisi, e quando i “liberatori” Tutsi hanno preso il potere lo hanno messo in prigione, accusandolo di aver preso parte attiva al genocidio, dove è morto lo scorso anno. Mahama aveva allora dieci anni e col fratellino di quattro anni era riuscito ad arrivare a Nairobi, a piedi, facendo tutto il giro intorno al lago Vittoria, oltre mille chilometri. Altri rifugiati Ruandesi li avevano aiutati a sistemarsi nelle baracch intorno a Kivuli. L’ho conosciuto perché dopo aver finito la scuola superiore era vento a Kivuli a cercare lavoro da elettricista, e poi un anno fa un amico italiano di Koinonia gli ha pagato gli studi di ingegnere informatico. Faceva benissimo all’università, era ormai alla fine dl secondo anno, e insegnava nella nostra scuola di informatica intitolata all’amico Geremia. Mahama era quasi maniacalmente gentile e riconoscente con tutti coloro che gli hanno permesso di vivere e studiare a Nairobi. Aveva grandi sogni di rientro in Ruanda quando anche il fratello avesse terminati gli studi. Adesso possiamo solo pregare per lui, e trovargli un pezzettino di terra dove riposare in attesa delle Risurrezione.

Ma, come sempre, Dio manda i suoi segni. Forse piccoli, ma importanti. Alcuni di voi che hanno visto lo spettacolo italiano del Koinonia Children Team, si ricorderanno di George e Stephen, i due bambini che facevano la gag di rubarsi la sedia, per poi sedervisi insieme, abbracciati e sorridenti. Ebbene, la prima volta che sono andato a Kivuli, dopo il mio recente rientro a Nairobi, il primo a vedermi è stato George. Stava rientrando da scuola, ancora in uniforme. Mi è corso incontro e mi ha abbracciato, a lungo. Quando l’ho sentito tremare, con la mano gli ho alzato il mento, per guardarlo in faccia e pronto a consolarlo perché pensavo stesse piangendo. Invece sorrideva, tremava dalla gioia, e con quel suo sorriso tutto denti e sempre con una sfumature da presa in giro, mi ha detto “Padre, che cosa bella che tu sia tornato da noi”.

Appello – Appeal

Gli avvenimenti che ho riportato nel mio precedente post, e la situazione negativa dell’economia mondiale, ci stanno creando seri problemi di gestione delle case per i bambini a Nairobi.

Faccio quindi un appello a chi si potesse permettere qualche donazione straordinaria, particolarmente faccio appello a chi non è già nostro abituale donatore, cosi che Koinonia possa continuare ad assistere tutti gli oltre 250 bambini di Nairobi che ci sono affidati.

Come sempre, le donazioni possono essere inviate attraverso Amani (vedi www.amaniforafrica.org) sia per donazioni generiche, che per Kivuli, Casa di Anita, Ndugu Mdogo.

Per sostenere Tone la Maji possono essere inviate attraverso La Goccia (vedi www.la-goccia.it).

Koinonia Italia (www.koinoniaitalia.org), Africa Peace Point (www.africapeacepoint.com, da non confondersi assolutamente con quella che termina con .org) e le varie case dei Comboniani funzionano pure benissimo.

Una Brutta Storia – An Ugly Story

E’ venuto il momento di informare i miei amici su cio’ che mi sta succedendo a Nairobi fin dallo scorso ottobre. Cerchero’ di essere obiettivo e concreto, anche se i fatti che riporto qui sotto mi hanno toccato in in modo drammatico

All’inizio dello scorso ottobre ho ricevuto una email anonima, con vaghe minacce, e con allegata una foto che intendeva rappresentare me nudo insieme ad un giovane adulto – impossibile dire se fosse un uomo o una donna. La foto era chiaramente ritoccata usando un apposito programma. Non diedi molta importanza alla cosa. Nelle settimane seguenti, mentre viaggiavo in Kenya e Sudan, ricevetti altre quattro messaggi, e un’altra foto. L’ultima fu verso la meta’ di novembre. Poi venni in Italia con il Koinonia Children Team.

Rientrai dall’ Italia la settimana prima di Natale, ed incominciai ad organizzarmi per una lunga assenza, che avevo programmato almeno dal 2005, e poi andai per una breve visita a Lusaka dal 2 al 6 gennaio. Il 10 gennaio al mattino prestissimo partii in auto con tre confratelli per andare a Musoma, in Tanzania, dove c’e’ una bella scuola di Kiswahili proprio sulla riva del lago Vittoria, e dove intendevo stare studiando Kiswahili e rilassandomi fino al 10 maggio. Questa vacanza era una sogno coltivato da tempo. Avevo fatto le ultime vere vacanze in Italia – come regola dovremmo fare tre mesi ogni tre anni – nel 1998, anche se son venuto spesso per cicli di incontri che significavano piu’ impegno e stress che non a Nairobi.

Poco tempo dopo il mio arrivo a Musoma cominciai a ricevere inquietanti notizie da Nairobi. Nei vari progetti il personale veniva licenziato e assunto dal Country Director (che era anche un trustee o fiduciario) senza informare ne l’ Executive Committee ne me, contrariamente alla prassi. Cominciai a capire che qualcosa era seriamente sbagliato. Poi due dei quattro trustee di Koinonia vennero a visitarmi a Musoma, informandomi che c’era a Nairobi una diffusa campagna contro di me, con l’ accusa di essere omosessuale praticante, e che sarebbe stato pericoloso per me rientrare in Kenya. Non potevo credere a cio’ che sentivo, ma dissi che avrei seguito il loro consiglio. Pero’ precisamente perche’ volevo confrontare queste accuse decisi di rientrare a Nairobi durante la settimana dal 6 al 14 marzo. Come scrissi della mia determinazione di rientrare a Nairobi, altri messaggi dai due trustee insistevano che sarebbe stato pericoloso rientrare perche’ la polizia Keniana aveva iniziato ad indagarmi. Nonostante questo decisi di andare a Nairobi, in autobus, a ci arrivai la sera del 6. Il mattino del7 venni prontamente informato dai due trustees che era pericolosissimo per me restarci, perche’ la polizia keniana mi stava cercando e presto avrebbero spiccato un mandato di cattura. I miei dubbi crescevano, ma decisi di seguire il loro consiglio e il giorno 8 ritornai a Musoma. Pochi giorni dopo, due poliziotti keniani, genuini o falsi ancora non lo so, andarono a visitare il mio Padre Provinciale e Nairobi, e gli fecero vedere sullo schermo diun telefonino alcune delle ormai famose foto, e gli chiesero dove fossi.

Lo stesso giorno id due soliti trustee arrivarono a Musoma mi dissero che ormai ero in pericolo di arresto immediato. Presto, questione di ore, sarebbe stato impossibile per me rientrare in Kenya e probabilmente come da accordi locali il mio nome sarebbe stato comunicato alla polizia dell’ Uganda e della Tanzania, perche’ mi arrestassero. Non avevo altra scelta, insistevano, ma andare subito in Europa. Non ero per niente convinto ma dopo qualche consultazione telefonica decisi di seguire il loro consiglio, perche’ ancora pensavo fossero affidabili. Cosi a meta’ marzo ero in Italia, e poi andati per quasi tutto il mese di aprile a Lusaka. Da Lusaka scrissi che sarei rientrato presto a Nairobi. E, ancora una volta, un’altra foto venne fatta circolare da un indirizzo email anonimo, questa volta anche con copia a diversi benefattori di Koinonia… e questa volta l’accusa era di pedofilia.,.

Il disegno era ormai chiaro: ogni volta che manifestavo la mia determinazione a rientrare a Nairobi, coloro che giocavano a questo gioco alzavano la posta, nella speranza che io avrei avuto paura a rientrare, cosi’ che loro potessero, senza informare l’ Esecutive Committee di Koinonia, prendere il controllo dell’ associazione e delle proprieta’.

Poi Gian Marco Elia, Presidente di Amani, la nostra organizzazione sorella in Italia, venne a Nairobi agli inizia di maggio e gli eventi precipitarono. I trustees inizialmente finsero di cooperare con gli sforzi del Koinonia Executive Committee di proteggere la registrazione e la costituzione di Koinonia, ma invece creavano ostacoli e incontrando i membri individualmente dicevano loro che padre Kizito non sarebbe mai piu’ rientrato a Nairobi e che da adesso erano lor ad essere responsabili di Koinonia. Incominciarono anche trattative per affittare la Shalom House ad una universita’’ privata, senza informare l’ Executive Committee, cosa completamente illegale perche’ i trustees non sono i proprietari del’ associazione, ma sono i custodi, coloro che si assicurano che la costituzione sia rispettata.

Il 23 maggio l’Executive Committee voto’ per la sostituzione di tre dei quattro trustees, nominando persone di assoluta fiducia, lasciando solo me dei vecchi, appena in tempo ad evitare che i due effettuassero un completo takeover di Koinonia e della proprieta’. Gian Marco rientro’ in Italia Ma i due continuarono ad insistere che loro erano ancora in carica, e agli inizi di giugno diedero istruzione verbale ai responsabili dei vari centri per bambini di mandare via tutti perche’ Amani e La Goccia non avevano mandato i fondi. Dove rimandare i bambini? Dalle loro famiglie (che non esistono) o in strada. Di fatto i fondi non mancavano, ma a loro non poteva interessare di meno dei bambini, volevano i soldi e le proprieta’.

Quando ho saputo dell’ imminente chiusura ho deciso di rientrare a Nairobi, altrimenti il futuro dei 250 bambini che sono nelle nostre case, dei 100 che sono nella scuola secondaria e delle altre centinaio che aiutiamo a crescere in modi diversi, sarebbe stato in pericolo. Gian Marco e padre Venanzio Milani, un eminente Missionario Comboniano e mio vecchio amico, insistettero per accompagnarmi, per la mia protezione. A questo punto infatti era chiaro che avevamo contro delle persone estremamente pericolose.

Arrivando a Nairobi, il mattino del 15 giugno, ho scoperto che non c’era nessun mandato di cattura contro di me. Ho subito avuto un incontro con l’ Executive Committee di Koinonia e membri , e sono andato dalla Polizia a denunciare la mia versione dei fatti.

La stessa sera una televisione locale ha trasmesso un servizio molto poco professionale in cui mi si accusava di aver sodomizzato bambini Keniani negli ultimi venti anni. Immediatamente ho cominciato anche a ricevere informazioni confidenziali che alcuni ragazzi erano stati pagati, minacciati o addirittura torturati per convincerli a testimoniare falsamente contro di me.

Il mattino successivo ho avuto un breve incontro con un gruppo di giornalisti negando categoricamente le accuse. Ma durante i dieci giorni successivi e’ stato il massacro, su di me. Quasi ogni sera c’erano delle notizia nel telegiornale. Per tenere la pressione alta i due ex-trustees non hanno avuto altra scelta che farsi intervistare, rilanciando accuse a me. Tutte false. Ma mi sembrava di essere in bersaglio incapace di reagire, perche’ l’ avvocato mi ha consigliato di stare in silenzio. Disprezzo e ridicolo. I giorni peggiori della mia vita. Solo la fede, la personale certezza di non aver commesso nessun crimine nei confronti dei bambini, il supporto degli amici di locali e italiani, specialmente da Amani e Tavola della Pace, e da tanti altri che mi hanno conosciuto e visitato le case a Nairobi mi ha impedito di mantenermi fiducioso e continuare a lottare.

L’obiettivo reale di tutta questa saga, penso, era quello di impadronirsi delle proprieta’ che Koinonia ha lentamente acquisito negli anni con l’ aiuto di Amani e di altre organizzazioni e benefattori. E chi ha manovrato sapeva che avrebbero potuto ingannare l’ Executive Committee solo sei io fossi stato lontano. Non avevo mai considerato le nostre proprieta’ dal punto di vista del loro valore monetario perche’ abbiamo costruito tutto per il beneficio diretto e indiretto dei bambini che sono in nostra cura, ma a prima vista il valore commerciale delle proprieta’ di Koinonia puo’ essere intorno ai tre o quattro milioni di euro.

Inoltre potete immaginare il dolore e l’ angoscia di essere accusati di un simile crimine, da gente che conosco da 20 anni, quando sono usciti dal seminario, ed ho aiutato ad andare all’ Universita’ e a costruirsi una professionalita’. Avevano la mia piu’ completa fiducia, uno di loro, come me, poteva firmare da solo i nostri conti in banca. Non sono stato capace di aiutarli a costruirsi un carattere onesto, e di controllare la loro avidita’ di cose materiali e evidentemente hanno capito che le accuse di crimini sessuali sono sufficienti per instillare paure e distruggere la figura di un prete che lavora con i giovani.

Comunque adagio adagio la verita’ sta venendo a galla. Il Children Department (che ha la funzione di proteggere l’ infanzia) e la Polizia hanno confermato che in tutti questi anni non c’e’ mai stato neanche una denuncia contro di me. I counselors mandati dal Children Department in tutte le nostre case non hanno trovato neanche un singolo caso in cui il nostro personale, per non parlare di me, sia stato coinvolto in abusi sessuali sui bambini. Al contrario ogni giorno che passa scopriamo evidenza di comportamenti fraudolenti da parte degli ex-trustees.

Con l’Executive Committee stiamo adesso valutando i danni e facendo ripartire tutte le attivita’ che si erano quasi fermate. Alcuni membri del nostro staff erano completamente confusi e demoralizzati dalle attivita’ e comportamento dei due ex-trustess.

La lotta non e’ finita. Stiamo cercando di prevenire altri azioni che potrebbero danneggiarci. Ma adesso siamo anche pronti a reagire con azioni appropriate.

Ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuto, i miei confratelli che mi sono stati molto vicini, i preti locali, i laici italiani e keniani. Abbiamo piu’ che mai bisogno del vostro sostegno morale e materiale. Personalmente non ho mai sperimentato con tanta evidenza la forza delle vostre preghiere. Continuate e pregare e a sostenerci, i nostri bambini non devo soffrire le conseguenze di questa brutta storia.

D’ora in poi daro’ aggiornamenti su questa storia solo quando ci saranno nuovi sicuri sviluppi. Per esempio se fossi arrestato o quando decidessimo di far causa per diffamazione e appropriazione indebita agli ex-trustees. Per il resto continuero’ a scrivere questo blog come al solito, ad intervalli irregolari.

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