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Felice di Fare il Moderatore

Continuano ad arrivare commenti all’articolo di Odede sul turismo negli slums. Dopo quelli interessantissimi di Clara e di Seba, Fabrizio mi ha mandato un’altra riflessione. Eccola qi sotto. Lasciatemi solo aggiungere che son tutte riflessioni che al dà delle opinioni rivelano che gli autori si sono avvicinati agli africani con grande preparazione, attenzione e rispetto.

A quanto già scritto vorrei aggiungere che anche molti amici africani che visitano l’Italia scontano i nostri stessi problemi: sono colpiti dai luoghi, dalle infrastrutture. Vedono il treno che passa tra le montagne, quello che va sotto i palazzi, i monumenti, le piazze, ma soprattutto la ricchezza, l’assenza di soldi – no cash – perché tutto il denaro è in una carta, ma non vedono le persone, non si accorgono che ci sono anche qui problemi e sofferenze. L’occidente appare come una collezione di oggetti dove le persone sono solo sullo sfondo. Tutto ciò fa sentire gli africani ancora più poveri e più sofferenti perché non hanno tutto quello che qui possono vedere, ma non toccare. Dimenticano ciò che hanno, sia in termini di relazioni umane, sia riguardo tutti gli aspetti positivi (età, salute, persone vicine…) anzi per loro in Africa è tutto negativo in contrapposizione alla totale positività dell’occidente. Mi ricordo che Njonjo dopo aver visitato una stalla in Trentino mi disse: “qui le mucche vivono in una casa migliore di quella in cui vivo io”. Così molti altri con lo stesso refrein, solo Stephen colse con una frase la complessità delle situazioni quando vide sul lungo lago di Lecco, nel giro di pochi minuti , due persone parlare da sole “Noi Nuba siamo poveri anzi direi poverissimi, siamo più poveri dei poveri dell’Africa, ma tra noi non c’è nessuno così povero da non avere un amico con cui parlare”. Sono viaggi pieni di pensieri e pensieri pieni di viaggi dove è la coscienza del vedere a fare la differenza.

Mi pare di poter dire, a questo punto, che quello che si nota in un viaggio sono le differenze, non l’essenza, le “proprietà” del luogo. Si vede l’immediato, ciò che istantaneamente ci appare ed è per questo che lo fotografiamo. Chi lo ha capito ne ha fatto business, due euro per una foto con colombi a Venezia, due Birr per una foto ad Addis. In fondo si vede specularmente, i ricchi in Africa vedono solo la povertà mentre gli africani in Europa vedono solo la ricchezza. Questo è così vero sia per noi che per gli africani che appena ci incontriamo e per lunghi giorni non distinguiamo i volti degli uni e degli altri ci vediamo solo attraverso il colore. Non riusciamo a capire che quello è Peter, l’altro e Mwangi, uno e Giovanni e l’altro è Fabrizio perché sono tutti uguali, tutti neri per noi, tutti bianchi e con il naso grosso per loro. Mettere a fuoco i volti oltre il paesaggio è l’essenza del viaggio, le relazioni resteranno il luogo passerà.

Pensieri pieni di viaggi, viaggi pieni di pensieri.

Fabrizio

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