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February, 2011:

Erano Sette Bambini Impauriti

Sabato scorso la polizia ci ha portato dodici bambini a Ndugu Mdogo Home, a Kerarapon., e due bambine alla Casa di Anita, dopo aver forzatamente chiuso la casa che li ospitava, a una decina di chilometri da noi. Ci hanno raccontato che in quella casa c’erano oltre cento bambini, con camere, cucina e servizi insufficienti, con pochissimo cibo e una routine quotidiana quasi militaresca, i bambini costretti ad ascoltare istruzioni su temi che non capivano. L’assurdo è che molti dei bambini hanno una famiglia normale e avrebbero potuto essere a casa, tanto che il papà di uno dei bambini portati da noi è un piccolo commerciante della zona, benestante secondo tutti gli standard.
Perché allora erano in una casa per bambini di strada? I responsabili della piccola associazione che gestiva la casa, quando si aspettavano la visita di un gruppo di donatori europei, e volevano far vedere di avere la casa piena e di conseguenza aver bisogno di sostanziosi aiuti economici, andavano nelle zone più povere di Ngong e proponevano ai genitori di lasciare che i loro figli partetipasero a un corso, un workshop, di un paio di settimane per i loro figli, il tutto gratuito. Per molte famiglie che fanno fatica a mettere in tavola cibo sufficiente per tutti, la proposta era troppo allettante per poter essere rifiutata. La cosa, sembra, succedeva con regolarità, due o tre volte all’anno. A delegazione partita, i bambini venivano riportati in famiglia, a parte un piccolo gruppo di una decina che era sempre presente nella casa.
Quando sono arrivato da noi erano pulcini impauriti e bagnati. Quella sera pioveva e non avevano nessuna protezione. Il giorno dopo le due bambine e cinque bambini erano già riunificati alla famiglie. Quando ho fatto la foto qui sotto ai sette bambini rimasti, erano già abbastanza integrati e Shirò, la figlia di Anne, responsabile di Ndugu Mdogo Home, era sempre con loro.
Adesso i nostri operatori di strada stano aiutando la polizia a riunificare i bambini alla famiglie, e pensiamo che per fine settimana saranno tutti a casa.

Riccardo Muti a Nairobi – Riccardo Muti at Nairobi

See the following link:
http://www.newsfromafrica.org/newsfromafrica/articles/art_12334.html

Il Papà di Wanjohi

Wanjohi ha 16 anni e pochi minuti fa abbiamo dovuto dirgli che suo papà é stato trovato morto in strada, al mattino. Non vittima di violenza, piuttosto vittima della vita che conduceva da anni.
La moglie era morta di AIDS da tempo. Con lui, Waweru, la malattia ha avuto un decorso molto più lento, pur senza che facesse nessuna cura, probabilmente solo perché dotato di un fisico più resistente. Lentamente però si è lasciato andare, il banchetto di frutta e verdura che dava da vivere alla piccola famiglia – Wanjohi era l’unico sopravvissuto di tre figli – si é prima ridotto a qualche mucchietto di pomodori e cipolle posati per terra, poi è scomparso del tutto, e Waweru ha cominciato a vagare per Kabiria Road prestando le sue braccia per fare qualche piccolo lavoro, poco più che sufficiente per procurargli da mangiare. Ormai da mesi dormiva in strada, rifiutando ogni aiuto. Poi la malattia ha avuto il sopravvento.
Waweru avrà avuto poco più di 40 anni, apparentemente una vita fallita, eppure c’era una cosa che lo rendeva orgoglioso e felice, e la raccontava sempre a tutti: “mio figlio Wanjohi vive a Kivuli, anzi negli ultimi due anni frequenta la scuola superiore, alla Domus Mariae, e gli insegnanti dicono che è un ragazzo molto bravo e intelligente”. Quando riusciva a mettere da parte qualche spicciolo, magari il corrispondente di un euro in una settimana, lo portava a Wanjohi perché si comprasse qualcosa di più. Era una scena che si svolgeva davanti agli occhi di tutti, quest’uomo che sembrava ormai un vecchio, che aspettava pazientemente il figlio vicino al cancello di Kivuli, e quando lo vedeva rientrare dalla scuola gli metteva in mano qualche soldo.
Adesso, alla notizia della morte del papà, Wanjohi cerca di trattenersi, poi si lascia andare in un pianto da bambino. Io prego che il semplice gesto d’amore del papà gli resti sempre inciso nell’anima.

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