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February, 2009:

Ancora sui Bambini di Strada

Alessandra Raichi ha speso un po del suo tempo con noi durante luglio e agosto scorsi, ed ha fatto foto di bambini di strada con espressioni straordinariamente intense, come quella qui sotto. Alcune accompagnano un articolo che si trova qui:

http://blog.panorama.it/mondo/2009/02/17/nairobi-vita-da-street-children/

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I Leader Religiosi Esprimono la Rabbia dei Kenyani

Il Papa ha nominato le sei persone chiave che gestiranno la prossima assemblea speciale del sinodo dei Vescovi per l’ Africa, che per brevità chiamiamo Sinodo Africano, e che si svolgerà in ottobre, e il mese prossimo verrà pubblicato il documento di base per i lavori. Il tema del Sinodo e’ molto interessante, “La Chiesa in Africa al servizio di riconciliazione, giustizia e pace”. Sono tutte persone di grande rilievo. Possiamo sperare che il Sinodo Africano stimoli un’attenzione maggiore di tutta la chiesa africana per questi temi?

Ma le notizie dal Kenya non sono buone. Ieri si e’ svolta una preghiera pubblica in memoria delle vittime di due recenti disastri, l’ incendio che ha distrutto un supermercato in centro città’ facendo oltre 70 vittime, e l’ esplosione di un tank di benzina che ha causato oltre cento vittime.

Erano presenti anche il Presidente e il Primo Ministro, ai quali i diversi ministri delle diverse religioni hanno ricordato le loro gravissime responsabilità’ per la carestia che vede 10 milioni di keniani a rischio di fame e l’ impunita’ per personaggi politici protagonisti di sfacciati episodi di corruzione. Le “accuse”, espresse in forma molto chiara e diretta, sono finora la requisitoria più’ seria del fallimento del governo di coalizione che e’ entrato in funzione circa una anno fa. Nel testo, letto a turno dai rappresentanti delle diverse religioni si dice che i kenyanio  “sono scoraggiati,  delusi, furenti ed hanno vergogna dei loro leader”. Come era purtroppo fin troppo facile prevedere, la coalizione ha significato che si sono sommate le incapacità’ e la corruzione e la sete di potere delle due parti, e sono state annullate tutte le persone e le istanze che volevano fare delle riforme serie.

Ho letto tutto le informazioni disponibili, non risulta che fra leader religiosi che hanno parlato ci fosse un vescovo cattolico, o comunque qualcuno che rappresentasse in pubblico la Chiesa Cattolica, anche se nel gruppo cha ha preparato il testo la Chiesa e’ formalmente presente. Mancanza di coraggio? Comunque un segno ben triste, sia per l’ecumenismo che per l’ impegno sociale, nell’ anno del sinodo su riconciliazione, giustizia e pace.

Ma ieri abbiamo ricevuto anche una bellissima notizia, il rilascio delle due suore italiane che erano state rapite lo scorso ottobre da uno dei tanti gruppi di banditi somali operanti nel nord-est del Kenya. Grazie a tutti quelli che in questi mesi non si sono stancati di pregare e di fare pressione perché’ non fossero dimenticate. E grazie anche ai diplomatici italiani che hanno lavorato per questo.  E se qualcuno avesse il tempo di  fare una ricerca seria e scrivere sul servizio fatto dalle donne italiane in Somalia – le suore della Consolata,  Graziella Fumagalli, Annalena Tonelli  eccetera  eccetera – potremmo mandare al Sinodo Africano una testimonianza straordinaria del lavoro fatto dalla chiesa per riconciliazione, giustizia e pace.

Kibera: The Correct Numbers

Kibera: Finalmente Qualcuno Da’ i Numeri

Quanta gente vive a Kibera? Quando mi si pone questa domanda, la mia risposta negli ultimi due o tre anni e’ sempre stata “molti dicono un milione, ma mi sembra un’ esagerazione, io direi settecentomila, forse ottocentomila”. Naturalmente la mia stima non era basata su una mappatura scientifica.  D’altra parte e’ difficile andare controcorrente: se andate su Google e cercate “Kibera” i primi dieci siti che vi appaiono stimano tutti gli abitanti di Kibera intorno al milione. Da qualche tempo suggerivo, quando se ne presentava l’ occasione, che sarebbe stato interessante fare una mappatura scientifica dello “slum piu’ grande dell’Africa a sud dell’ equatore”.

Ebbene, il dottor Stefano Marras finalmente a meta’ dello scorso anno questo lavoro scientifico l’ha fatto. Marras e’specializzato in questi studi ed ha formato del personale locale, sempre poi seguendolo e verificando i dati raccolti, diventando, coi sui taccuini e le sue domande, parte della vita di Kibera. Una prima breve descrizione del lavoro che ha fatto e’ riportata qui sotto. Richiamo solo la valutazione finale, dove Marras dice che estrapolando i dati riguardanti una sezione di Kibera la stima del totale delle popolazione dello slum e’ fra le 220,000 e i 250,000 abitanti.

Sorprendente? Non piu’ di tanto. Certamente uomini politici, ONG, gli stessi abitanti hanno interesse a gonfiare i numeri, non solo per una sorta di prestigio derivante dal vivere o operare in uno slum da record, ma perche’ i numeri alti attraggono l’ attenzione e, si spera, anche i benefici. E i mass media, che pure amano i primati,  sono spesso pigri nel verificare seriamente le informazioni, cosi quando un giornalista comincia a dire una cosa tutti la ripetono, e l’informazione falsa acquista una sua vita indipendente dai fatti.

Sorgono subito altre domande. E’ Kibera l’ unico caso di stima esagerata fra gli slums di Nairobi? Certamente no, e le stime degli abitanti di tutti gli altri slums di Nairobi dovrebbero essere proporzionalmente ridotte. E l’operazione e’ abbastanza semplice: basta aprire Google Earth, misurare la superficie che copre Kibera a la superficie coperta dagli altri slums e fare le proporzioni. Infatti la densita’ di popolazione per ettaro non puo’ presentare variazioni significative, visto che gli slums hanno gli stessi modelli abitativi. E se si fa questa operazione si vede subito che a Kibera resta comunque il triste primato di essere di gran lunga lo slum piu’ grande di Nairobi. Un’altra verifica viene dal fatto citato in nota da Marras, della grande discrepanza fra le stime e le verifiche fatte un po’ piu’ seriamente.

Vuol dire quindi che cio’ che abbiamo pappagallescamente ripetuto negli ultimi anni, come il fatto che almeno i due terzi della popolazione di Nairobi vive negli slums, e’ falso? Probabilmente questa stima e’ vicina alla realta’, perche’ ci sono aree grigie che non sono considerate slums ma che hanno un’alta percentuale di persone che vivono in baracche, come per esempio Kawangware, Umoja, Dandora, Riruta eccetera, eccetera. Ma a questo punto sarebbe interessante verificare.

Ci sono ancora altre domande che meriterebbero una ricerca approfondita: quante persone hanno votato nei seggi elettorali di Kibera durante le ultime elezioni? Non sarei sorpreso se risultassero piu’ votanti che non i residenti stimati da Marras…. e questa e’ una delle ragioni per cui si gonfiano i numeri. Un’altra domanda interessante: chi intasca gli affitti? Marras stima che il 96% degli abitanti paga l’ affitto a qualcun altro, e che nella sola Kianda il totale degli affitti mensili si aggirino intorno ai 53,000 euro. Che in Kenya, ma anche in Europa, sono un sacco di soldi.
Insomma c’e’ da sperare che la ricerca di Marras possa essere completata e arricchita di altri dati, come, per esempio, la presenza di ONG, di servizi sanitari ed educativi, di gruppi della societa’ civile, ecc.

Purtroppo pero’ bisogna chiudere con una nota importante. Il dottor Marras ha fatto questo lavoro con i fondi di una borsa di studio, una cifra che in un qualsiasi progetto di cooperazione finanziato da un paese europeo andrebbe nella voce “varie” o “cancelleria”. Ha comunque fatto un lavoro di grande rilevanza e scientificamente ineccepibile e nessun intervento governativo, nessuna ONG che voglia fare anche un piccolo progetto a Kibera, d’ora in poi potra’ ignorare questo lavoro.

Eppure non ha trovato nessuno disposto a finanziare un approfondimento delle ricerca, o la sua estensione ad altre parti di Kibera. Possibile che non ci sia una fondazione, un istituto di ricerca serio, che sia interessato a completarla? Naturalmente non mi riferisco alla cooperazione italiana, perche’ gia’ sappiamo che con questo governo i fondi per la cooperazione sono stati ulteriormente ridotti e siamo in termini di percentuale del PIL, fra gli ultimi al mondo.


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Stanno Chiudendo la Porta di Lampedusa

La Motonave Faina, a cui mi riferivo nel post intitolato “chi sono i pirati”, e’ stata rilasciata dopo che il proprietario ha pagato un riscatto, si dice, di oltre 3 milioni di euro. E’ stracarica di armi e munizioni. Ora stiamo a vedere dove andra’ a depositare questo carico mortale. Speriamo che ci siano girnalisti responsabili che tendano altra l’ attenzione, e non solo ci dicano quale guerra africana queste armi alimentaranno, ma anche chi le ha pagate e chi si e’ prestato a questo commercio contro tutti i trattati internazionali..

 

Nigrizia, di cui sono direttore responsabile, e i Missionari Comboniani sono membri dei due consorzi che hanno pubblicato il comunicato stampa riportato qui sotto. La rozzezza, incompetenza, ignoraza del nostro governo meritavano forse paroli piu’ forti, ma il messaggio e’ chiaro. La Parta di Lampedusa, di cui ho parlato ne post del 28 giugno scorso, si sta chiudendo.

 

 

«Prima malati che clandestini»

I missionari bocciano la norma del governo

 

 

Una ferita ai diritti delle persone immigrate e un pericolo per la salute degli stessi immigrati e dei cittadini tutti. Così giudichiamo la revoca della legge che impediva ai medici di denunciare gli immigrati clandestini che si rivolgono per cure alle strutture sanitarie e perciò esprimiamo la nostra indignazione.

La decisione adottata dal governo (che va ad aggiungersi a quella di rendere la clandestinità un “crimine”) costituisce un fatto grave, per di più in un momento delicato come l’attuale in cui al legislatore sono chiesti saggezza, equilibrio e lungimiranza. L’esigenza legittima di garantire l’ordine pubblico e la sicurezza non può mai far sì che siano calpestati i diritti delle persone. Una scelta di questo tipo non fa che aggravare un clima già pesante, che vede gli immigrati più vulnerabili che mai e tende a esasperare le contrapposizioni, invece di favorire l’integrazione.

Il provvedimento in questione, inoltre, si rivela miope in quanto a tutela della salute pubblica, dal momento che scoraggia di fatto gli immigrati che necessitano di cure e non hanno i documenti in regola, allontanandoli da ospedali e ambulatori. Il rischio che si diffondano malattie e che, contemporaneamente, si alimenti un mercato della salute parallelo è tutt’altro che teorico.

Per queste ragioni, condanniamo con forza l’operato del governo su questo punto e auspichiamo che la norma in questione sia ritirata al più presto. Chiediamo soprattutto che cambi l’approccio culturale a una questione come l’immigrazione. Noi, che in Africa, Asia e America Latina siamo stati immigrati, abbiamo ricevuto calore e accoglienza e abbiamo sperimentato la possibilità concreta di reciproco rispetto e condivisione di valori, tradizioni e ricchezze spirituali al di là di differenze etniche, culturali e religiose. Un popolo e uno Stato che si riconoscono nei valori della Costituzione non possono rinunciare ad avvicinare l’immigrato – regolare e clandestino – innanzitutto come una persona, con diritti e doveri. In caso contrario, stiamo scivolando a grandi passi verso la barbarie.

 

Federazione Stampa Missionaria Italiana

Commissione Giustizia e Pace della Conferenza degli Istituti Missionari Italiani

Milano, 6.2.2009

Notizie da Mthunzi, in Inglese

Qualcuno avrà notato che ho lasciato pubblicare nei commenti al blog qualche testo pesantemente adulatorio nei miei confronti, cosa che finora avevo evitato. Non e’ megalomania, e’ che i ragazzi di Mthunzi, a Lusaka, stanno scoprendo internet, ed hanno trovato il mio blog, e anche se non capiscono i testi che sono quasi tutti in italiano, mandano il loro commenti. E mi hanno fatto sapere che se non avessi pubblicato qualche loro messaggio non mi avrebbero mai perdonato… D’ora in poi pero’ li bloccherò’.

In questa cosa c’e’ un aspetto positivo, ed e’ che si sono impegnati e mettere settimanalmente qualche notizia nel loro sito, quindi gli amici che sono stati a Mthunzi e chiunque voglia tenersi aggiornato puo’ visitare il sito www.koinoniazambia.org e leggere le Mthunzi News.

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