Una vita in Africa – A life in Africa Rotating Header Image

June, 2010:

Kabiria Road

Nairobi, mattina, ore 6.10. Sulla Kabiria Road, quartiere Riruta Satellite, si fa luce dopo una notte di quella che è stata l’ultima pioggia della stagione. Chi va al lavoro in centro o in zona industriale si affretta perchè è già in ritardo, e non può perdere il matatu che si vede in fondo alla strada. I bambini, nelle loro colorate e diverse uniformi, si avviano con poco entusiasmo verso scuola. Era la prima settimana di giugno, e questa è la vista dalla mia finestra.

Tornati alla Normalità

Ci sono giorni, settimane, mesi che passano a gran velocità, e si fa fatica a registrarli… E cosi oggi mi accorgo che non ho aggiornato il blog da mesi. Rimedio adesso, con alcune riflessioni che ho scritto qualche giorno fa in una lettera di ringraziamento ad uno dei tanti amici che si sono adoperati per accogliere e organizzare i ragazzini di Nairobi che sono stati in Italia dal 17 aprile al 19 maggio.

I ragAzzi di Kivuli che hanno partecipato alla tournée in Italia del Koinonia Children team sono tornati ormai da un mese e si sono reintegrati nella vita normale di Kivuli. La domenica pomeriggio successiva al rientro abbiamo avuto un bell’incontro con i loro parenti, in alcuni casi la mamma, in altri la nonna, in altri ancora le persone che erano legalmente responsabili per loro. Dico erano, perché al momento sono affidati a Kivuli. I ragazzi stessi hanno detto qualcosa sul loro viaggio, e tutti si sono detti felici per l’accoglienza ricevuta in Italia e in genere per ciò che hanno visto e imparato. Poi gli educatori ed io abbiamo sottolineato che, a parte lo spettacolo, dovunque sono andati, con la loro educazione, gentilezza e disponibilità si sono attirati la simpatia e l’affetto di tante persone. Noi di Kivuli siamo orgogliosi di loro. Abbiamo detto che non li consideriamo eccezioni, rappresentano la media dei ragazzi di Kivuli, e se ne avessimo estratti tredici a sorte avremmo avuto lo stesso risultato positivo. Adesso è importante che tornino a studiare con serietà, perché solo con un buon livello di educazione scolastica e una buona formazione umana possono riuscire a riscattarsi ed avere una vita normale.

I nostri tredici acclamati artisti – come ama chiamarli Paolo Comentale, il nostro grande amico del Teatro di Pulcinella di Bari che è stato l’anima artistica di questa iniziativa, mentre Amani, con l’uffcio e i volontari ne sono stati l’anima organzzativa e si sono accollati perfino la fatica di far gli aiutisti dei pulmini che portavano in giro i ragazzi – hanno quindi ripreso con serenità la vita di ogni giorno: sveglia alle 5.15, pulizie, colazione, partenza per la scuola alle 6.30, ritorno da scuola verso le 17, giochi o allenamenti, Messa al venerdi, cena, compiti, a letto alle 9 per i più piccoli e alle 10 per i più grandi. Insieme agli altri di Kivuli che sono artisti, acrobati e giocolieri, hanno avuto durante i fine settimana diverse occasioni di fare spettacoli per bambini: in uno slum chiamato Soweto, ad imitazione di qullo Sudafricano, dove cè una presenza di Chiama l’Africa e della Comunità Papa Giovanni XXIII, alla Domus Marie per celebrare il battesimo di 7 studenti, alla Chiesa Luterana di Riruta per la giornata mondiale dell’Ambiente, e cosi via.

Naturalmente i ragazzi che non hanno partecipato al giro – specialmente quelli che ne sono stati esclusi perché non siamo riusciti ad ottenerne il passaporto – sono rimasti un po delusi. Ma vedono che rispetto al primo viaggio in Italia nel 2008 c’è stato un ricambio. Vedono che fra i sette ragazzi del gruppo dei grandi, dei Nafsi Africa, che stanno adesso per partire per un giro di tre mesi in Italia che si sono organizzati in totale indipendenza, c’è Richard che invece nel 2008 non aveva partecipato perché il suo passaporto non era arrivato in tempo. Insomma capiscono che anche una delusione fa parte del gioco della vita, che a volte l’impegno non è premiato, ma bisogna superare la delusione e continuare ad allenarsi, che si tratti di giocoleria, o di falegnameria, o di informatica. Capiscono che non si può sempre arrivare subito dove si vuole, che bisogna fare le cose bene, che quando si riesce ad ottener qualcosa bisogna essere pronti a servire gli altri e lasciare il passo anche a loro. Che non bisogna prendersi troppo seriamente, e che superare una delusione è importante quanto il non perdere il senso dei propri limiti. Crescere è anche capire che quando si impegna a fare una cosa bene prima o poi se ne traggono soddisfazioni, la più importante delle quali è proprio di averla fatta bene. E che poi alla fine dei conti bisogna capire che l’essenziale vivere insieme, condividere, donarsi. Se no, non si diventa adulti.

Cosi il viaggio in Italia diventa importante per chi ha partecipato ma anche per chi parteciperà la prossima volta e chi non avrà mai l’occasione di parteciparvi, ma riuscirà comunque ad affrontare la vita con determinazione, a crescere, ad esser felice e saper ringraziare Dio per essere cosi com’è, e di mettersi al servizio Suo e degli altri. Come leggiamo sempre nel Vangelo, ripetuto da Gesù in mille modi diversi.

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