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April, 2009:

Pasqua a Lusaka

Lo scorso fine settimana, a Mthunzi abbiamo avuto ospiti un centinaio di adulti di gruppi carismatici della nostra zona di Lusaka. Si sono sistemati un po’ nelle stanze che abbiamo a disposizione per gli ospiti, un po’ nel workshop, un po’ nella biblioteca. Letti? Non se ne parla neanche. In Zambia, anche nelle capitale, in queste situazioni sono ancora abituati a portarsi in spalla, anche sui mezzi pubblici, una stuoia arrotolata che poi stendono sul pavimento e fa da giaciglio, mentre la borsa o sacca con le altre cose viene usata a mo’ di cuscino. Mi hanno chiesto di celebrare per loro e l’ho fatto molto volentieri, pero’ siccome ne avevo sentiti parecchi che durante la notte si erano messi a pregare, anzi a urlare, in lingue, li ho pregati di controllarsi, perche’ avevo un’ altra Messa nella frazione della parrocchia poco lontano da noi. E’ stata una celebrazione molto partecipata e con canti molto belli.

Poco dopo, nelle chiesetta di Tubalange, erano di turno le “stelle” (cosi qui chiamano i chierichetti femmine, per intenderci) ad animare la Messa. Scatenate, sono entrate per la processione iniziale, e solo dopo mi son reso conto che le magliette bianchissime, che sembravano nuove, avevano la pubblicita’ di una concessionaria d’auto di Figino Serenza, che per chi non lo sapesse e’ un paese delle Lombardia. Gli amici di Figino Serenza che potrebbero averle portate son passati di qui almeno 3, forse 4, anni fa. Come queste magliette siano ancora nuove e’ un mistero che non sono riuscito a chiarire.

Ma, sono parziale, lo so, le celebrazioni sono veramente speciali quando sono con i ragazzi di Mthunzi. Bisogna essere presenti –foto e video e registrazioni non bastano – per lasciarsi permeare dalla gioia del loro canto. In questi giorni di Pasqua poi, nei momenti dopo la Comunione il canto, la danza, le parole e il corpo diventano un’unica cosa. Io, goffo e stonato, li guardo, e mi pare che alcuni non tocchino neanche piu’ terra. E’ un’esperienza spirituale solo lasciarsi travolgere dalla forza che emanano. La gioa delle semplicita’ e della gratuita’.

Pasqua – Easter

In questi giorni in cui si parla dei risultati e fallimenti del G20, delle prospettive per il G8, di leggi discriminatorie o puramente razziste, chi segue la liturgia si accorge che siamo i depositari, i responsabili, di un messaggio di straodinaria modernita’ e attualita’ politica. Sconvolgente. Rivoluzionario rispetto a tutti gli schemi, a tutte le diplomazie, a tutte le buone volonta’.
Il leader e’ colui che lava i piedi degli altri, e che e’ pronto a morire per gli altri, per tutti gli altri. Siamo fratelli, membri della famiglia del Signore della storia.
Forse l’abitudine ne ha spento la carica dirompente. Piu’ probabilmente siamo bloccati dalla la paura del rischio che l’amore sempre comporta.
Ma almeno non lasciamoci ingannare dalle barriere e dai confini tracciati da mano umana, dalle ideologie pensate per signoreggiare, dalle ipocrisie del “noi” e “loro”. Appartengono definitivamente al passato. La crisi mondiale che deve ancora arrivare non e’ economica e finanziaria. E’ di civilta’. Per evitarla dobbiamo cambiare attitudine. Potremo entrare in una nuova dimensione di civilta’ quando avremo profondamente accettato che “noi” siamo gli “altri”. Paolo VI and Raoul Follereau usavano un’ espressione che rischia pure di essere svuotata dall’abitudine e dal nostro cinismo: “la civilta’ dell’amore”.
A livelli diversi la Banca Mondiale, il fondo Monetario Internazionale, le Nazioni Unite, i govenri nazionali e i nazionalismi, il preoccuparsi solo dei morti di casa e non partecipare mai al dolore degli altri, anche quella cosa che sembra cosi stupidamente innocua come il tifo sportivo nazionale e locale, sono istituzioni e atteggiamenti irremediabilmente superati, che ci impediscono di progredire verso la dimensione del respiro mondiale in cui dobbiamo davvero entrare se vogliamo costruire il futuro. Forse, semplicemente, se vogliamo avere un futuro.
Come mai i ragazzi di Mthunzi, tutti ex-bambini di strada, con i quali sto vivendo questa Pasqua, riescono a capire che l’insegnamento del Vangelo e’ Vita? Il proverbio africano che recita che “l’anziano sa vedere piu’ lontano anche se non sale sull’ albero” e’ sbagliato. La sapienza sgorga da un cuore puro, non dalla lunghezza della vita.
Buona Pasqua, continuiamo a guardare lontano, continuiamo a risorgere.
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