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May 19th, 2008:

MaterAfrica

Ho voglia di scrivere, ho tante cose da raccontare, ma troppo spesso non trovo il tempo. Riesco a farlo solo quando qualche amico mi tormenta fino a quando non rispondo alle sollecitazioni.

Nei giorni scorsi a svolgere questa funzione sono stati gli amici di Matera, specialmente quelli dl gruppo di musica tradizionale Terragnora. Quasi tutti loro sono venuti a Nairobi, alcuni piu’ di una volta, e naturalmente hanno subito fatto amicizia con i nostri percussionisti, coristi, danzatori e acrobati dei Nafsi Africa. Lo scorso anno ne hanno invitati alcuni a Matera ed insieme hanno suonato a cantato per ore e ore, finche’ e’ nata una cosa originale, un fusion matero-rirutiano che hanno pensato di offrire ad un pubblico piu’ vasto, con l’ indovinato titolo di MaterAfrica. Nell’ occasione della pubblicazione del CD mi hanno chiesto di scirvere un testo, che riproduco qui sotto, insieme alla copertina del CD. Ho fatto del mio meglio perche’ – pur essenso stonato ed incapace di muovermi a ritmo – capisco che la musica e’ una grandissima forza per costruire comunita’.

 

Il battere dei tamburi e la voce umana sono gli elementi fondamentali della musica africana tradizionale. Koinonia, che in tutti i campi vuole mantenere vivi i valori della tradizione, ha sempre apprezzato il potenziale di costruzione di pace e di comunità insiti nella musica, ed ha incoraggiato un gruppo di giovani a costituire i Nafsi Africa, “l’Anima dell’Africa”.  E’ un gruppo musicale che ripropone le percussioni, le danze e i giochi comunitari tradizionali; cosi ciò che viene sempre meno eseguito nelle piazze dei villaggi viene riproposto nelle strade di Nairobi, con le inevitabili contaminazioni della modernità, che non vengono percepite come una minaccia, ma come un arricchimento.

La musica tradizionale, pur reinterpretata, resta quello che e’ sempre stata: un momento di incontro, di costruzione di comunità. Ciò che all’ascoltatore superficiale può sembrare il monotono ripetersi di un ritmo sempre uguale, per chi vi partecipa e’ invece un crescendo di comunione ogni volta che una nuova persona entra nel circolo e vi contribuisce cantando, battendo le mani o i tamburi, danzando. Anche i piedi fanno musica.

Un grandissimo missionario comboniano e etnomusicologo di fama mondiale, Filiberto Giorgetti, usava dire che “dopo qualche minuto di percussione dei tamburi, il cuore di tutti i partecipanti in un canto africano batte all’ unisono; tamburi e cuori prendono lo stesso ritmo”. Forse non e’ una verità scientificamente dimostrata, ma esprime bene quanto la musica africana esiga e crei  coinvolgimento e comunità. La musica africana non e’ fatta per essere ascoltata, ma per essere partecipata.

Tanta della musica popolare e tradizionale nel mondo e’ basata sugli stessi principi. Per questo l’incontro fra i Nafsi Africa e i Terragnora e’ stato fecondo. Entrambi i gruppi sono fatti da persone che, pur vivendo in questo tempo, vogliono mantenere vivi i ritmi della tradizione ed entrambi sperimentano le tensioni che ne nascono. Entrambi vivono la loro musica come un momento comunitario e come strumento di costruzione di comunità e solidarietà.

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