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Referendum 3

Circa il 70 percento dei keniani ha votato per il Si. Il 30 percento contrario è concentrato nella Rift Valley, dove il voto ha seguito le direttive dell’ex presidente-dittatore Daniel arap Moi e di William Ruto, candidato imputato della Corte Criminale internazionale. Solo il 60 percento degli elettori registrati ha votato. Evidentemente ciò non inficia la validità dl risultato, ma è un brutto segno di disaffezione e scetticismo. Forse anche la paura ha giocato un ruolo.

Ieri Nairobi era in festa, con la gente che subito dopo l’annuncio dei risultati improvvisava canti e danze nelle strade, soprattutto dopo che i sostenitori del No hanno ammesso la sconfitta e invitato tutti alla pace. allontanando lo spettro della violenza.

Adesso c’è il duro lavoro di far funzionare questa costituzione. La precedente, elaborata al momento dell’indipendenza, non è che fosse poi cosi cattiva, piuttosto è che è stata manipolata da persone assetate di ricchezza e potere. Se il Kenya avesse avuto a capo un personaggio illuminato come Nyerere, per fare solo un esempio, invece che Kenyatta e successivamente Moi, nessuno avrebbe sentito il bisogno di cambiarla. Adesso, e qui sta il problema, bisogna renderla operativa. Se è vero che, per esempio, che questa nuova costituzione facilita la promulgazione di leggi che limitino il latifondo, queste leggi bisogna ancora farle. E purtroppo latifondisti e ladri di terreni pubblici sono un buon numero alla corte di Moi, ma anche della corte di Kibaki. Vorranno veramente una legge che permetta allo stato di riappropriarsi dei terreni demaniali che sono stati assegnati a individui vicini al potere negli ultimi venti o trent’anni? Vorranno veramente una legge che limiti l’estensione delle proprietà terriere?

Un aspetto molto positivo del voto è che dovrebbe comunque segnare l’uscita definitiva di Moi dalla vita politica di questo paese. Non significa che sarà perseguito per i crimini commessi mentre al potere, sia per le mantenere le promesse fategli prima delle elezioni del 2002, sia per non riaprire questioni scabrose in cui in cui gli attuali personaggi al potere hanno giocato parti non proprio edificanti.

Ma sono i giorni della speranza. Guardiamo al futuro e ai miglioramenti nel governo e per il rispetto dei diritti umani che questa costituzione potrebbe favorire.

Il cartello che il giorno del referendum era all'ingresso di Kivuli

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