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Felicità – Happiness

Scritto per World Mission, Manila, Filippine

La costituzione americana si apre con un altisonante dichiarazione di diritto alla felicità. Nella vita quotidiana questa ricerca, in America come in tutti i paesi occidentali, si riduce per molte persone all’accumulo di cose – che siano soldi, gadget elettronici, rombanti auto. L’idea che essere felici coincida con avere molte cose è diventata parte della cultura moderna. Se e quando la felicità mantiene la sua qualità immateriale, diventa “fun”, divertimento. “Have fun” si augura in America a chi va a partecipare ad una festa, ma anche a chi va a un concerto, o a una conferenza o a fare acquisti. Sembra che la vita senza divertimento non sia più vita. Ma la felicità è sinonimo di accumulo e di divertimento?

In contrasto all’ “have fun” americano ci sono le mille quotidiane storie di disperazione. Un segno è che nel sempre più ricco mondo occidentale il numero dei suicidi continua a crescere. Sembra che la crescita del benessere materiale vada di pari passo con un aumento dell’ infelicità, delle malattie della mente – ma soprattutto di quelle dell’anima, come la depressione – e del disperato tentativo di comperarsi la felicità con le droghe, i festini, l’abbigliamento firmato, e tutti i segni esterni dell’apparenza delle felicità. Mi diceva recentemente un amico che vive in Francia “ogni tanto vado per curiosità nei luoghi di divertimento frequentati da mio figlio ventenne, magari con la scusa di offrirgli un passaggio per rientrare a casa. Nel ritorno mi sento sempre angosciato, con la sensazione di aver incontrato mille disperati, mille infelici che credono di divertirsi facendo chiasso tutti insieme e imbottendosi di alcool e altre droghe. Vado in crisi e mi domando se mio figlio va in quei posti solo perché sono di moda i se non ci vada perché non ha mai conosciuto la felicità interiore che in una persona adulta nasce dalla coerenza con le proprie scelte, dall’aver rispettato i proprio valori. E’ un immaturo o una persona senza ideali?”.

Qualche tempo fa, una domenica mattina nella chiesetta di Tubalange, alla periferia di Lusaka. Piccole, povere case di contadini, per lo più costruite in fango e lamiere zincate. Terra rossa, campi ormai secchi dopo che le ultime pannocchie di mais sono state raccolte, Un gruppo di visitatori italiani partecipa alla Messa. Prima della benedizione finale il laico responsabile della comunità mi chiede di presentarli. Poi tutti si mettono in fila per dare personalmente il benvenuto e stringere la mano. Poi qualcuno accenna un ritmo col tamburo, altri si uniscono battendo le mani. Incomincia un canto. Poi un altro e un altro ancora, e entro pochi minuti la piccola comunità di un centinaio di persone canta e balla, le donne ululano di gioia, e gli ospiti sono completamente coinvolti ed esilarati. Dopo la benedizione finale uno degli ospiti mi dice: “Questa è stata la festa più spontanea e più sentita cui abbia mai partecipato. Una cosa cosi non la si improvvisa, può essere solo l’espressione di una felicità che questa gente ha nel profondo del cuore!”.

Qual’è dunque il segreto della felicità? Secondo i filosofi la felicità consiste nella piena realizzazione di se stessi, non può stare nelle cose che possediamo e nei riconoscimenti che riceviamo dagli altri, come prestigio, soddisfazioni, potere. Ma per realizzarci non dobbiamo desiderare ciò che è irraggiungibile, non compatibile con la nostra situazione presente. Oppure evadiamo dal mondo aspirando ad una felicità che può esistere solo un in altro mondo, che è irraggiungibile qui ed ora, come ci propone una certa visione cristiana spiritualista ed oltremondana. O, ancora, possiamo essere felici solo quando raggiungiamo la razionale consapevolezza della nostra situazione esistenziale e controlliamo i desideri, non ne formuliamo di irrealizzabili. Allora si è felici anche quando si è poveri e non si possono comperare medicinali per il figlio malato, perché razionalmente si sa che non si può fare di più.

Ma tutti questi sembrano più che altro modi per evitare la delusione e non precipitare nell’infelicità, piuttosto che una strada per essere felici. Sono una rinuncia a priori, e chi si comporta cosi diventa un cinico che rischia di non sperimentare mai la felicità.

Gitau è un ex bambino di strada di forse dieci anni, con alle spalle una desolante storia di abbandono. Eppure basta anche solo guardarlo con affetto perché il volto si apra ad un sorriso che è l’icona dell felicità. Gitau ha già sperimentato tutte le possibile delusioni del mondo, quelle più drammatiche, l’abbandono della mamma, il tradimento degli amici, e conosce tutti i possibili modi per giocare d’anticipo contro la delusione. Ma Gitau sa di essere una storia dentro una storia più grande, in comunione con le tante storie che ha intorno. Forse, e credo che non sia un’esagerazione attribuirgli certi pensieri anche se Gitau ha appena incominciato a studiare il catechismo per diventare cristiano, ha già capito la visione di Gesù nel discorso della montagna “Beati voi, felici voi….” perché in tutto vedete e respirate la presenza di Dio, e non perdete mai la speranza, anzi la certezza, che Dio e il Suo Amore vinceranno.

Credere nella promesse del Regno dei cieli significa vivere in pienezza già qui, in attesa di una dimensione diversa. Non significa illudersi con ciò che è razionalmente impossibile, ma solo negare la disperazione alimentata dai cultori dei deserti dell’anima. Tanto meno significa negare la felicità terrena in attesa delle felicità futura, ma vedere nel buono e nel bello che c’è qui una bagliore dell’eternità. Felicità è vivere il fatto che la nostra piccola vita e storia ha senso solo all’interno della grande storia della salvezza.

Gitau lo sa. Mi si avvicina e mi dice “Padre, hai tempo per giocare con me?”.La felicità è un dono che solo gli altri, o l’Altro, possono farti. Gitau, cercandola, me la dona.

2 Comments

  1. Gnoli Pierluigi says:

    Buon giorno padre Kizito, ho cercato di mandarle un emeil ma non ci sono riuscito, ci siamo visti a Borgo Montenero ( LT ) volevo fargli gli auguri di un Santo Natale a lei e alla sua comunità, vorrei anche fare un offerta mi dica come posso fare. Grazie e fraterni auguri

    Piero per gli amici !

  2. kizito says:

    Caro Piero, ho cercato di risponderti ma l’indirizzo che hai indicato è errato. Probabilmente hai fatto un errore di battitura. Scrivimi a padrekizito@gmail.com

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