APPELLO
Mobilitiamoci per i popoli dei Monti Nuba (Sudan)
Fermare il massacro
Il Kordofan Meridionale è stato teatro di ripetute tragedie. I nuba hanno subito aggressioni ambientali, economiche, culturali. Oggi Khartoum sta di nuovo bombardando quelle terre. Nel silenzio del mondo. Serve la reazione di tutti per evitare un genocidio.
Il 10 novembre, un aereo militare Antonov del governo di Khartoum è entrato nello spazio aereo del Sud Sudan per circa 15 km e ha bombardato il campo profughi di Yida, dove oltre 20mila persone nuba – per lo più bambini, donne e anziani – avevano trovato scampo, dopo essere fuggiti dai loro villaggi nello stato sudanese del Kordofan Meridionale, perché vittime di una feroce repressione. Almeno 12 i morti; 20 i gravemente feriti. Le agenzie umanitarie dell’Onu stavano proprio in quei giorni organizzando l’assistenza dei rifugiati per aiutarli a sopravvivere nel nuovo e ostile ambiente.
Questa azione, compiuta nella più totale mancanza di rispetto delle leggi internazionali e contravvenendo a numerose convenzioni internazionali – oggi Sudan e Sud Sudan sono due nazioni indipendenti e sovrane – è soltanto l’ultimo dei numerosi crimini commessi dal regime di Khartoum contro il popolo nuba. Il bombardamento ha avuto luogo poche ore dopo che il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir Mayardit, aveva condannato un precedente attacco, avvenuto il giorno 8, contro un villaggio della contea di Maban (7 morti), e accusato il governo di Khartoum di cercare la guerra.
Quel bombardamento di un territorio straniero è stata l’ennesima prova che nulla fermerà il regime di Khartoum dall’usare ogni mezzo per piegare la volontà dei nuba di affermare il loro diritto all’autodeterminazione. Pare ormai certo che il governo di Omar El-Bashir è deciso a riprendere il genocidio culturale e fisico del popolo nuba, interrotto momentaneamente dal cessate-il-fuoco del 2002 e dall’Accordo globale di pace del gennaio 2005 tra il regime islamista di Khartoum e l’Esercito/Movimento popolare di liberazione del Sudan (Spla/m), e forse anche pronto a provocare una nuova guerra tra il Sudan e il Sud Sudan.
Noi, nuba della diaspora e amici del popolo nuba sparsi nel mondo, seguiamo con profonda preoccupazione il conflitto armato che è deflagrato nel giugno di quest’anno, e condanniamo con decisione questi nuovi atti di repressione barbarica da parte del governo di Khartoum.
In passato, lo stato del Kordofan Meridionale è stato teatro di ripetute tragedie: tratta schiavista, colonizzazione, prolungato isolamento del popolo nuba, totale privazione dei servizi scolastici e sanitari, negazione del diritto di proprietà e di uso delle risorse naturali locali… In particolare, i nuba hanno sofferto innumerevoli invasioni di razziatori di schiavi e una forzata arabizzazione-islamizzazione. Sono stato costretti con la forza a combattere in guerre che non erano per la loro difesa, ma per il beneficio di regimi lontani, se non proprio stranieri.
Nonostante queste ingiustizie, i nuba sono riusciti a far fronte a spaventose condizioni di vita e a sviluppare una straordinaria capacità di ripresa e un forte senso di identità. Il regime di Khartoum li ha tenuti sotto controllo attraverso una diabolica combinazione di meccanismi economici, sociali, ambientali e politici, ma non è stato in grado di spezzare la loro volontà.
In campo economico, Khartoum sta avvantaggiando persone o gruppi disposti a sposare i suoi orientamenti politici e a servire nelle sue strutture amministrative.
In campo sociale, ricorre alla denigrazione di tutto ciò che non è arabo e alla diffusione di norme sociali, tradizioni e costumi importati nella regione attraverso o un’esplicita imposizione dall’alto o matrimoni misti e pratiche religiose.
A livello ecologico, il regime sta gestendo l’ambiente in maniera scriteriata al solo scopo di avere il totale controllo dei mezzi di sussistenza in materia di cibo e sicurezza alimentare.
Dal punto di vista politico, con una linea programmatica sfacciatamente discriminatoria, ha impedito ai nuba di svolgere un loro ruolo a livello locale, nazionale e internazionale.
Infine, la popolazione dei Monti Nuba è stata testimone di vere e proprie aggressioni culturali, perpetrate per promuovere lingue, religioni, tradizioni, danzi, usi e costumi “altri”. Quasi tutte le culture imposte hanno mirato a instillare nei nuba un senso di inferiorità, quasi dovessero vergognarsi di essere ciò che sono. Tutti i mezzi di comunicazione, radio e televisione in particolare, sono stati – e sono tuttora – monopolizzati da chi detiene il potere e controlla le ricchezze nazionali.
L’Accordo globale di pace del 2005 non ha voluto affrontare il destino del popolo nuba e di altri gruppi marginalizzati del Sudan, né osato esaminare le molte cause di conflitto presenti in quelle aree. Questa la ragione principale che sta dietro l’attuale ritorno alla violenza, il pericolo di una nuova guerra civile e la possibilità di un conflitto interregionale se non addirittura internazionale. Oggi Khartoum uccide persone indifese che sono fuggite da zone di guerra, raggiungendole perfino nei campi profughi.
Cosa bisogna fare per fermare le violenze e evitare una nuova guerra? Di sicuro, serve la partecipazione di molti. Pertanto, ci appelliamo:
1. ai tutti i nuba della diaspora, perché sostengano il loro popolo, usando ogni mezzo possibile per far conoscere le sue sofferenze e le sue lotte, coinvolgendo i mezzi di comunicazione della nazione in cui vivono, così che il regime di Khartoum non possa più continuare impunemente a fare ciò che sta facendo sui Monti Nuba e nel Kordofan Meridionale;
2. alla comunità internazionale e agli organismi non governativi, perché approntino e inviino subito sui Monti Nuba e nel Kordofan Meridionale commissioni d’inchiesta per raccogliere documentazioni sui crimini che vi sono commessi, e nello stesso tempo mandino aiuti ai civili indifesi;
3. alle potenze mondiali e alle agenzie dell’Onu, perché esercitino pressioni sul governo di Khartoum, affinché consenta il libero accesso alle zone colpite dalle nuove violenze e promuovano un dialogo politico tra tutte le parti interessate.
Invitiamo tutti a fare in fretta, ad agire ora, quando un genocidio vero e proprio è ancora evitabile.
Firme
Mohamed Yassin (Diaspora nuba) – Acli Cremona – Acli Milano – Amani Italia – Arci Darfur Milano – Arci Milano – Campagna italiana per il Sudan – Commissione giustizia e pace comboniani Italia – Fondazione Nigrizia onlus – Ipsia Milano – Iscos Emilia Romagna – Koinonia Kenya – Koinonia Roma – Nexus Bologna – Tavola della Pace.
Altre adesioni possono essere comunicate a info@developmentdays.net e forum@nigrizia.it
STOP ANOTHER WAR IN THE NUBA MOUNTIANS
On November 10 an Antonov military aircraft coming from Sudan has entered the South Sudan air space for about 15 kilometers and bombed Yida, a place where Nuba people – mostly women, children and elders – from the Southern Kordofan province of Sudan had taken refuge to escape the ferocious repression in their homeland. At least 12 persons were killed by the bombs, and more than 20 injured. United Nations agencies were just beginning to help these refugees so that they could survive in a new and hostile environment. This action, done in complete disrespect of the international law, breaking several international conventions – we must not forget that now Sudan and South Sudan are two different sovereign states – is the latest crime of the Khartoum regime against the Nuba people and a further demonstration it will not stop in front of anything in its attempt to break the will of the Nuba people to affirm their right to self-determination. Even to the extent of restarting the cultural and physical genocide of the Nuba people that was temporarily stopped by the ceasefire of 2002 and the Comprehensive Peace Agreement (CAP) of 9 January 2005, and further on to the extent of provoking a new war between Sudan and South Sudan.
We, Nuba of the Diaspora and friends of the Nuba from all over the world – look with great concern to conflict that has erupted again in June 2011 and these new acts of barbaric repression.
The Peoples of Darfur, Southern Blue Nile and Southern Kordofan are victims of historical as well as present malpractice of a dictatorial and oppressive regime which amounts to the negations of their basic rights as well of their humanity.
Historically these territories have witnessed the successive tragedies and traumas of slavery, colonization, and complete closure and non participation in access to proper and appropriate education, health system, and ownership and management of their natural resources.
In particular the Nuba have suffered invasions of slave traders, forced arabization and forced faith conversions. They have been forcefully recruited to fight in conflicts that were not for their defense but for the benefit of external regimes.
Despite these injustice, the Nuba have managed to cope with the dire conditions and developed an extraordinary resilience together with a strong sense of identity.
The regime in Khartoum has so far managed to control them through economical, social, environmental, political, cultural, and communication mechanisms combined but has not succeeded in breaking their will.
Economically, the regime is empowering all those who are allied to its orientation and servings its apparatus, through fiscal as well as financial instruments. Socially, the regime is using a belittling mechanism and diffusion of moral oppression and glorification of external and imported social norms, tradition and customs, mostly expressed or penetrating through the marriage and religious practices. Environmentally, the regime is mismanaging the environment in order to have the command and control of the means of subsistence in terms of food and nutrition security. Politically a discriminative policy has impeded the participation of the Nuba in the local, national and international political arena. Culturally the people has witnessed major cultural invasions which operated in promotion of alternative languages and religions and dances, customs and traditions. Most of the imported cultures attempted to create the sentiment that the local cultural manifestations as inferior and regressive. The mass media was and is still monopolized by those who are in power and control the wealth of the nation, Radio and TV in particular.
The Comprehensive Peace Agreement (CPA 2005) has not well addressed the challenges and causes of conflict for the Nuba and the peoples of the others marginalized areas of the Sudan, and this is the major reason behind the return to violence and the menace of a new civil war and possibly an international conflict.
The regime insists in killing this vulnerable groups, even if they have escaped the war and armed conflict areas, and they are persecuted even in the refugee camps. The killing continues…
What should be done to halt the war? We dare to ask the contribution of many, in particular: we appeal to:
– All the Nuba in the Diaspora to support their people, by using all possible means to make known their suffering and their struggle. Mobilize the media in the areas and in the nations where you live so that the Khartoum regime cannot act secretly and with impunity
– The international and local NGOs to organize fact finding missions in the area, produce reliable documentation and provide funds to support the civilians
– The international powers and the UN Agencies to pressurize Khartoum government to allow free access to the area and to promote a political dialogue now, when a fully blown genocide and another war can still be avoided.
November 21, 2011
Mohamed Yassin for the NUBA DIASPORA,
and ACLI Cremona (Italy), ACLI Milano (Italy), AMANI, (Italy), ARCI, Milano (Italy), ARCI DARFUR Milano (Italy), CAMPAGNA ITALIANA PER IL SUDAN, (Italy), COMBONI JUSTICE AND PEACE COMMISSION (Italy), FONDAZIONE NIGRIZIA (Italy), IPSIA Milano (Italy), ISCOS Emilia Romagna, (Italy), KOINONIA (Kenya), KOINONIA Roma (Italy), NEXUS, Bologna (Italy), TAVOLA DELLA PACE (Italy).
More adhesions can be communicated to info@developmentdays.net
In altre situazioni, dove c’è difficioltà a superare i limiti della censura governativa e della distanza dai riflettore del grande sistema mediatico, internet è un veicolo importante per portare alla luce queste tragedie nascoste. Non so se è possibibile anche sui monti Nuba, ma se in Koinonia ci fosse qualche tecnico capace si potrebbe crerare un sito ad hoc su internet per denunciare anche con filmati amatoriali realizzati con cellulari, quello che succede e testimoniarlo nelle comunità virutali.
It is with a regret if i may say that it is only in Sudan if we look at the entire Continent that the army are trained to systermativcally kill, maim and and oppres the people they should regard as brothers and sisters. If a leader is killing the same people he is supposed to take care of. what is the need for Omar Bshir being the the leader of Sudan. After all the people of Nuba Mountains and Darfurians are suffering from neglet, underdevelopment and exploitation by their own government. Having been there. the Nuba from dispora should come together and help their people back at bhome as it has happened to other parts of the world. LONG LIVE THE NUBA